2 marzo: Mercoledì delle ceneri

L’omelia del mercoledì delle ceneri per molti anni è stata sempre incentrata su quelle che sono considerati i tre elementi che ci debbono guidare nel cammino quaresimale verso la Pasqua: elemosina, preghiera, digiuno. Certo sono queste le colonne che debbono aiutarci in questo percorso, ma quest’anno dovremmo meditare su  altri due elementi:  segretezza e  ricompensa. Tanto più in questi primi giorni che sono importanti per vivere bene tutta la quaresima.
Queste due realtà ci vengono suggerite dal Vangelo: abbiamo di fronte quaranta giorni nei quali dovremmo sforzarci di vivere con un atteggiamento che tralascia le cose esteriori e cerca di vivere profondamente le realtà spirituali. Tutto questo per vivere bene, per essere felici, per ottenere una ricompensa.  Non dobbiamo pensare alle piccole rinunce che facciamo,  ma a come abbiamo vissuto nella gestione di due anni di pandemia, tutto quello che abbiamo passato come fatica e impegno. Noi abbiamo sofferto tutto questo periodo e ora avremo da Dio una ricompensa per il bene che abbiamo vissuto per noi e per aver aiutato gli altri a vivere bene. Una ricompensa  che non sarà togliere la mascherina. È una ricompensa data nel segreto dello sguardo di Dio:  quella di rientrare in noi stessi e   ricollocarci davanti al Signore ricevendo dall’abbraccio del Padre e dal bacio della sua misericordia nuova vita e nuovo slancio..    come si fa?

Noi cristiani divenuti figli di dio nel Battesimo abbiamo un legame particolare con Lui. Amati dal Signore. Lui, è vero, ci ama sempre, ma il Suo amore diventa tenerissimo quando lo cerchiamo, quando cerchiamo il Suo amore e quando lo trasmettiamo e lo annunciamo ai fratelli.

Dobbiamo quindi evitare di concentrarci sulle nostre angosce e sulla nostra paura,  ma dobbiamo aprirci all’amore del Padre e all’amore dei fratelli.
Un sentimento profondo, di vera passione per il mondo intero ci aprirà a riuscire a vivere una vita bella, nella quale la passione per il mondo sarà trasfigurata in passione per il Regno di Dio e in questo sentimento anche il dolore e la sofferenza verrà trasfigurata nell’unione alla passione di Cristo. Ci aiuteranno le celebrazioni della quaresima. Il ritiro di sabato e la preghiera nella solitudine interiore. La via crucis e la partecipazione alle messe nelle domeniche di quaresima fino alla domenica delle palme e alla settimana santa. Catechesi, rosario, digiuno,  elemosina, preghiera.
E poi … Abbiamo parlato di una consolazione che viene da Dio ma questa pandemia ci ha fatto attingere a un’altra consolazione che ci viene dall’affetto e dalla relazione con gli altri che vale nella dimensione positiva molto più della difficoltà che ci viene dallo stare con gli altri.

Sabato 26 febbraio: preghiera per la pace

Sono parecchi giorni che in parrocchia si prega per la pace: all’inizio era una posta del rosario, poi si sono susseguiti gli inviti, durante le Messe, in adesione allo spirito di Papa Francesco. Per noi cristiani non può essere sufficiente l’ascolto inerte e angosciato dei telegiornali. «Gesù ci ha insegnato – dice il Santo Padre – che alla insensatezza diabolica della violenza, si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra».

Il gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo che ogni sabato sera si riunisce nella nostra chiesa per animare la Messa e per un  incontro di preghiera  si è fatto promotore di un incontro speciale: abbiamo pregato insieme per la pace. Dopo la Messa prefestiva, davanti al Santissimo Sacramento, salmi sussurrati, canti di invocazione, preghiere spontanee che escono dal profondo del cuore… una preghiera prolungata che è salita a Dio.

11 febbraio: una Messa per i malati

In occasione della festa della Madonna di Lourdes, la Chiesa prega per tutti i malati. Nella nostra parrocchia la Messa del mattino per tanti anni è stata dedicata a tutti coloro che hanno problemi di salute… moltissime negli anni scorsi le persone che volentieri ricevevano il sacramento dell’unzione dei malati. L’olio che viene benedetto dalle mani del vescovo di Roma, quindi dal Papa, e che viene usato per il sacramento dell’estrema unzione in caso di grave malattia, veniva usato per tanta gente che per età o salute malferma trovava consolazione e giovamento anche fisico. In crisi di pandemia non è stato più possibile celebrare così il rito.

Ma la Messa per i malati è rimasta e la nostra preghiera è stata forte. L’olio è stato portato solennemente all’altare e offerto insieme al pane, al vino e alla piccola teca in cui viene portata l’Eucarestia a tutti quelli che non sono in condizioni di riceverla in chiesa dai nostri sacerdoti o dai ministri straordinari. Don Gianfranco nell’omelia ha parlato dell’atteggiamento di cura che Maria ha sempre avuto per Gesù, atteggiamento di affetto, di tenerezza, ma anche di totale partecipazione alle sue sofferenze insieme a quella  speranza che non hai mai perso. Questo ci incoraggia ad avere sempre speranze positive nel cuore. Certo le nostre preghiere che continuamente sono rivolte alla Madonna per chiedere la guarigione nostra o dei nostri cari  non saranno tutte esaudite, come del resto, se leggiamo il Vangelo possiamo facilmente capire che Gesù non ha guarito tutti i malati che lo cercavano. La nostra fede dovrà assomigliare a quella della Vergine Maria: anche lei è dovuta  passare da una fede fatta di atti di culto, di devozioni  a un fede fatta di abbandono e fiducia in Dio. Ricordiamola sotto la croce, quando capisce chiaramente che quel figlio è il suo salvatore e da lì viene la sua sicurezza. 

2 febbraio: una festa di luce

Celebriamo la presentazione di Gesù Bambino al tempio.

Nei nostri ricordi c’è l’offerta delle colombe da parte dei genitori di Gesù, c’è il vecchio Simeone che prende tra le braccia il Bambino ringraziando Dio di averlo lasciato in vita fino a quel giorno a vivere l’esperienza che aveva sempre desiderato, c’è la profezia della “spada che ti trafiggerà il cuore”… poco di più. E invece l’omelia ci apre nuove prospettive… 

Questa è una festa legata al patrimonio liturgico dell’ebraismo e in stretto collegamento con la  loro festa della Pasqua: la pasqua ebraica che ricorda l’uscita dall’Egitto concessa dal faraone dopo la decima terribile piaga: la morte dei primogeniti alla quale possono scampare i figli degli Israeliti grazie al sangue dell’agnello sacrificale con cui vengono tinte le porte delle loro case. La fede ebraica trasforma in rito  il ricordo di questo evento: la cena con l’agnello e il pane azzimo e la cerimonia del portare al tempio ogni primogenito con l’offerta sacrificale di un animale. L’offerta del primogenito diventa simbolo della liberazione di ogni uomo dalla schiavitù. Così Gesù Bambino è portato al tempio. Ogni bambino viene offerto e restituito alla famiglia. Gesù, figlio unigenito non viene salvato, ma il suo sangue è versato come gli agnelli del sacrificio e il suo sangue libera dalla schiavitù e dalla morte.

Per questo la festa della “candelora” è una festa di luce: in essa viene contemplato un mistero che è insieme della gioia, della luce, della gloria, del dolore. Accendiamo le candele in feste di gioia, Natale, compleanni, cene festose.. così come accendiamo le luci dei fuochi di artificio quando la festa è grande e le nostre luci rischiarano tutte le nostre sere, come rischiarano le tombe dei nostri morti.  Tutti questi momenti parlano della nostra vita, la nostra vita umana, ma anche la vita eterna.

Comincia un nuovo anno...

Sì è iniziato un nuovo anno:

  •  sabato 1  la Madonna Madre di Dio,
  • domenica 2 … e il Verbo si fece carne…
  • giovedì 6: l’Epifania…

 

Don Gianfranco ci dispensa un’omelia un po’ fantasiosa… se Gesù fosse nato ora in questo mondo tanto social… riflettori al posto della stella cometa, commenti postati invece dei belati delle pecore, schiamazzi al posto del coro degli angeli,  concorrenza più o meno sleale al posto di Erode,  giornalisti al posto degli scribi… e via dicendo, si è divertito ad immaginare un evento mediatico che raggiungesse milioni di telespettatori pronti a rispondere con mezzi informatici.

Poi, rientrato nelle vesti del nostro Parroco  ci ha messo di fronte a una domanda un po’ provocatoria, una domanda che aspetta da noi una risposta: ci accorgiamo della presenza di Dio nella sua Chiesa, dove lo vediamo, dove percepiamo la sua esistenza. Oggi che la nostra fede è meno legata alle immagini, oggi che statue, simulacri, altarini, presepi e crocefissi sono messi da parte dove troviamo Dio, dove lo andiamo a cercare?? Beh pensiamoci un po’ sù… lui dice che riassumerà i nostri interventi in un articoletto che pubblicherà. Noi saremo ubbidienti, invieremo le nostre risposte sul suo telefonino o le affideremo alla posta elettronica, all’indirizzo di questo sito o al suo personale…Manterrà anche lui la promessa? Staremo a vedere!

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