Un brindisi clandesino....

Questo è proprio un anno anomalo e quindi non ci meravigliamo più di niente. Perchè farsi gli auguri di buon anno il 30 e non il 31 forse ci sta pure, ma un brindisi a mezzogiorno spaccato invece che a mezzanotte, quello ci lascia un po’ perplessi. Al suono delle campane di mezzogiorno, Don Gianfranco attacca l’Angelus, quasi fossimo nel colonnato di S. Pietro – e invece siamo nel cortile antistante la chiesa di fronte a una Madonnina inghirlandata – mentre sui tavoli intorni sono in attesa bottiglie di spumante e salatini vari: un vero precenone!

Auguri a tutti. Avremmo voluto fare un pranzetto insieme, magari al caldo, col camino acceso, le candele rosse e la tovaglia delle feste, ma ci accontentiamo: mascherine e  distanziamento che comunque non escludono la gioia di essere comunità. Buon Anno!

Uscire a mezzanotte

La Messa di Mezzanotte, vuoi scherzare, piove, le strade sono fradice e piene di foglie… Non se ne parla!  Chissà  perché  il 24 dicembre alle ore 22.00, ci troviamo in  quattro gatti anzi quattro gatte e un gatto davanti al cancello (chiuso) di Via Valchisone. Mugugni: ma perché  è  ancora chiusa, me ne vado…ecc. finalmente, dalle tenebre, spunta l’attesa figura di Don Gianfranco. Alleluia!!!   La Chiesa è  nelle tenebre, fredda ma almeno possiamo sederci nei primi banchi. Ci si può  anche confessare e, con animo leggero assistere alla S. Messa.  Pian pianino, la Chiesa comincia ad animarsi (certo non le folle di pre-Covid, ma discretamente affollata in   rispetto alle norme vigenti).  Si accendono le prime luci e il riscaldamento e finalmente si inizia. È  sempre un’esperienza che ti fa sentire i brividi, la nascita del Signore Gesù  non è  da prendere alla leggera. Viene la processione con don Gianfranco e i nostri sacerdoti internazionali. Ma don Francesco dove é?  Meraviglia, avanza verso l’altare con il Bambinello in braccio. Sale sull’altare e riceve l’inchino di tutti sacerdoti. È  meraviglioso, te lo senti in tutte le tue fibre. Inizia la S. MESSA , toccante e piena di gioia. Sembra di tornare  bambini. Ma ci pensate, il Signore che si fa bambino per noi, per salvarci, forse non ci pensiamo spesso, ma dovremmo farlo. L’omelia di Don Gianfranco ci delizia (e non ci ricordiamo che in genere, a quell’ora dormiamo come fiorellini). Vi dirò,  quando si avvicina la fine, ci sembra che sia stata brevissima. Penso che nessuno dei partecipanti si sia pentito di essere venuto. È, dopo tutto, dovevamo fare gli auguri al NOSTRO Gesù  Bambino, siamo o non siamo la SUA Parrocchia?

Luisa

La novena di Natale

L’abbiamo atteso questo Natale, un Natale diverso da tutti gli altri… le luci ci hanno circondato e la voglia di stare insieme, di fare festa, di ritrovare quello che c’era prima. Un Natale di nostalgie. Diverso anche da quello dello scorso anno. Allora ci sembrava un’assurdità destinata a rimanere come ricordo da raccontare alle nuove generazioni, così come i nostri padri raccontavano della guerra o dei bombardamenti. Ora questo Natale, dopo un anno, come lo abbiamo vissuto? Ancora forse non sappiamo rispondere. Siamo diventati migliori, abbiamo rivisto la nostra scaletta di valori, siamo riusciti a colmare dentro di noi i vuoti, la mancanza degli abbracci, l’assenza delle cene o, impauriti di quello che la vita ci riserva, ci siamo chiusi ancora di più nella presunta sicurezza di una casa in cui non facciamo entrare più nessuno?

E abbiamo vissuto la novena, nove giorni in cui un drappello di persone si davano appuntamento alle 18,30 in un freddo pungente, guardando in primo piano la piccola fiamma della candela dell’avvento, per sentir parlare del Presepio: i pastori, gli  angeli, le pecore, la stella, il bue, l’asino.  E per impegnarsi in un “fioretto”… certo i fioretti di sempre, le telefonate scomode, la visita a una persona non troppo gradita, ma anche fioretti più difficili che ci hanno portato ad immaginarci presenti in quella grotta, a ricoprire il ruolo che ci dettava il cuore e fermarci così, un po’ sospesi tra la fantasia e la realtà, a dare spazio al sogno immaginifico o alla preghiera adorante. Anche Papa Francesco continua nei suoi discorsi ad usare la parola “immaginazione”, una dimensione che forse occorre recuperare per ricominciare a sperare.

"Il deserto fiorirà"

UN TEMPO DI ATTESA PREZIOSO PER OGNI CRISTIANO

​Con la prima Domenica d’Avvento ha inizio un nuovo Anno Liturgico, che terminerà con la festa di Cristo Re il prossimo novembre. Si tratta di un nuovo cammino della Chiesa che ha come meta Gesù. E’ un percorso che si rinnova ogni anno e, per dirlo con le parole di Papa Francesco, “non è mai concluso” perché “nella vita di ognuno di noi c’è sempre bisogno di ripartire, di rialzarsi, di ritrovare il senso della meta della propria esistenza”. In questo tempo di Avvento la liturgia ci invita a fissare l’attenzione verso la Speranza: “una speranza che non delude perché è fondata sulla Parola di Dio”. 

Possiamo insegnare ai bambini che attendere il Natale non vuol dire solo aspettare l’arrivo di Babbo Natale. … La parola Avvento deriva infatti dal latino “adventus” e significa “venuta” ed è preparatorio al Natale, anche se spesso viene visto più come “attesa”. Attendere quindi la nascita, la Venuta di Gesù nostro Salvatore.

E proprio allo scopo di insegnare che la Venuta di Gesù è un rinascere che, come negli anni precedenti, tutti i bambini e ragazzi iscritti ai vari corsi di catechismo, agli Scout e all’Oratorio hanno realizzato il “Quadro” scelto per questo anno, dal titolo: “ Il Deserto Fiorirà”.

Il quadro è stato composto di domenica in domenica dai ragazzi, i quali hanno portato: La Sabbia, Le Pietre, Le Piante grasse, i Fiori.

Il messaggio che si vuole trasmettere riprende le parole del profeta Isaia: “la Venuta di Gesù è il Rifiorire della Speranza”.

Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo……

…… La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso si muterà in sorgenti d’acqua.

 Il deserto è il luogo geografico e del cuore dove la voce del Signore chiama alla conversione, dove si fa silenzio attorno e dentro di noi per ascoltare meglio il suo disegno di salvezza. Il luogo arido verrà trasformato da Dio in giardino rigoglioso, dove crescerà il fiore del narciso.

Pina

Un nuovo numero del giornalino

Nel sacco del Pastore

Dicembre 2021
Dalla fine dello scorso anno non abbiamo più pubblicato il nostro giornalino parrocchiale per le restrizioni che imponevano di non far girare carta stampata… ne sentivamo la mancanza!
Ora lo mettiamo sul sito, certi di fare cosa gradita a tante persone. Ne abbiamo stampate solo poche copie cartacee per coloro che proprio non hanno dimestichezza con internet. 

Il ritiro di Avvento

Un ritiro durato solo una mattinata, ma intenso. Collegato al tema di meditazione indicato da Papa Francesco per prepararci al Sinodo –  le beatitudini – e collegato con il suggerimento della Diocesi per il cammino verso il Giubileo, che per quest’anno è l’ascolto in tutti i sensi, anche e soprattutto ascolto della Parola di Dio che, anche nei nostri venerdì sera, nella catechesi della “Dei Verbum” è diventato ascolto  attraverso i personaggi della Bibbia.
La meditazione ha riguardato la prima parola delle beatitudini: “Beati”  riferito alla Madonna.
Due volte nel Vangelo ci appare il riferimento alla beatitudine di Maria: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1, 48) e  “Beata colei beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1, 45).
E’ incredibile che l’ascolto di testi, come quelli citati, il Vangelo dell’Annuciazione e   quello della Visitazione a S. Elisabetta, ascoltati un milione di volte, oggetto di meditazione durante le recite di milioni di rosari possano suscitare nuove letture e nuove emozioni. In particolare, oltre all’analisi di quello che significa umiltà, la nostra mente e il nostro cuore sono stati attirati dalla riflessione sul “turbamento” di Maria e parallelamente su quello di Giuseppe: Maria si ritrova incinta in una società le cui norme imponevano la condanna per lapidazione in situazioni del genere. 
L’animo di Maria quindi si trova a muoversi tra la visione concreta del pericolo di essere condannata e lapidata e la prospettiva di essere madre del salvatore del popolo, come le suggeriscono i riferimenti biblici indicati dall’angelo.  Maria quindi è sospesa tra le norme religiose che le hanno insegnato e che generano angoscia e l’apertura alla fede, il credere pienamente alle parole dell’angelo. E’ il rapporto tra la devozione religiosa e l’affidamento totale alla parola. In questo senso esprime il suo “Eccomi, sono la serva del Signore”. E quel “serva del Signore” si ricollega al canto del servo sofferente di Jahvè , il canto biblico di Isaia 53. Maria lo conosce bene. Con le parole “sono la serva” esprime la sua adesione al progetto di Dio e alle sofferenze che ne seguiranno. E continua.. “Si faccia di me secondo la Sua Parola”: accetto fidandomi del Signore. Così vanno intese anche le parole di Elisabetta: “Beata colei che ha creduto alla parola di Dio”. 
Il “rallegrati” per lei e per noi, come per gli uomini di tutti i tempi,  non esclude il passaggio attraverso la sofferenza. Maria è beata perché ha creduto nel progetto di felicità contenuto in quel “rallegrati” pur accettando le prove, i dolori e le sofferenze, in una parola fidandosi di Dio. 

La meditazione sulle Beatitudini

Procede la meditazione sulle beatitudini, proposta dalla Diocesi ( le schede sono disponibili sulla Home page del nostro sito). I vari gruppi parrocchiali sono chiamati ad esprimere le loro riflessioni negli incontri di settore: Equipe pastorale, scout, Dei Verbum, gruppo delle famiglie… seguiranno altri gruppi. Si sceglie una beatitudine, quella che ci ispira di più e ci meditiamo un po’ sopra… Le più gettonate? Beati i poveri in spirito, beati i miti, beati gli affliatti, beati gli operatori di pace… La comunità Capi del gruppo scout ha risposto a tutte le domande indicate nei questionari delle schede con grande sincerità e attenzione e poi… capita che qualche parrocchiano mandi il suo contributo, frutto di una solitaria meditazione o forse di una meditazione fatta in famiglia. Tutti contributi preziosi per noi stessi, ma anche per tutti quelli che vorranno ascoltare, condividere, esprimere il proprio parere.

A proposito di Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati (Mt 5,6)

Dalla scheda:
3. Domande per la consultazione sinodale

“Camminare insieme” è possibile solo se si fonda sull’ascolto comunitario della Parola di Dio e sulla celebrazione dell’Eucarestia. È la liturgia domenicale il momento in cui tutta la comunità cristiana si ritrova davanti allo Sposo, il Signore Risorto, e da Lui riceve la Parola e lo Spirito Santo, “acqua viva” che diventa in lei sorgente che può dissetare gli altri. La missione della Chiesa e di ciascun discepolo missionario nasce e si alimenta da questo incontro con Gesù che si rinnova ogni settimana.

Risposta:

Prima vorrei fare una piccola premessa: l’appuntamento domenicale con il nostro Signore, è diventato per me un vero e proprio appuntamento da non perdere! Da quando mi sono riavvicinato alla Chiesa, a Gesù, alla nostra spiritualità Cristiana grazie a mia moglie Paola e alla decisione comune di sposarci (sono passati 6 anni!) sento viva l’esigenza, direi più propriamente, il bisogno di partecipare alla Santa Messa domenicale. Questo bisogno che provo è simile alla sete o alla fame e per questo anche se, lo ammetto, non partecipo molto attivamente alla vita di comunità (ritiri, momenti di preghiera, ecc) l’appuntamento domenicale è realmente vissuto come esigenza.    

Domanda:

La liturgia domenicale è percepita dai cristiani come incontro con il Signore Risorto, che sazia la fame di senso e rinnova la gioia di essere cristiani? Oppure il rito rimane troppo freddo e impersonale, le parole non scaldano né nutrono il cuore? Chi partecipa occasionalmente… rimane colpito dalla celebrazione o no?

Risposta:

Se ad oggi, come dicevo, ho davvero piacere a partecipare alla liturgia domenicale è anche merito di come mi sento accolto. Le parole che ascolto durante i sermoni sono per me sempre spunto ed occasione di riflessioni profonde ed opportunità per considerare aspetti che, magari, da solo non sarei riuscito a fare. Entro in un sentimento di gratitudine e di serenità ogni volta che ascolto la Messa. Infine, gli esempi che vengono fatti dal Celebrante ma soprattutto il modo in cui si pone con noi partecipanti, fanno sentire vicinanza, calore, comprensione, istruzione e talvolta, dei bellissimi scossoni!  

Domanda: 

L’assemblea domenicale è davvero il momento in cui tutta la comunità si ritrova? La celebrazione, in particolare l’ascolto della Parola, ispira le scelte più importanti della comunità?

Risposta:

Non saprei se la Messa Domenicale sia il momento di massima aggregazione, però vedo che tutti i partecipanti (che siano numerosissimi della Domenica mattina o meno numerosi del Sabato sera) sono sempre molto assorti. Personalmente ho trovato in molte occasioni le parole condivise nei sermoni e quelle recitate dalle Scritture fonte di ispirazione: spesso, quando torno a casa da Messa, e magari mia moglie non ha partecipato, riporto quel passaggio del Vangelo o quell’esempio fatto dal Celebrante perché “calza a pennello” rispetto alla situazione che stiamo concretamente vivendo.

Domanda:

C’è qualche elemento del nostro concreto celebrare insieme che disturba, invece di favorire l’incontro con il Signore?

Risposta:

Ho pensato tanto a questa ultima domanda: sono sempre convinto che per migliorarsi siano molto di più utili i commenti critici che i complimenti. Eppure, non sono riuscito ad individuare nulla che potrebbe disturbare, non predisporre o peggio creare distanza con il Signore.

Matteo

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