Un grosso grazie!

30 maggio: giornata di ringraziamento. Così era scritto sulla locandina affissa nel portico. Ogni anno finisce così un anno pastorale: esprimendo un grazie di cuore. E quest’anno questa giornata è stata oltretutto caratterizzata dalla meditazione sull’Eucarestia in preparazione della festa del Corpus Domini. Lo sappiamo tutti, Eucarestia significa rendimento di grazie! Una catechesi che ci ha fatto riflettere sul parallelismo tra l’ultima cena e il Calvario. Quella consegna  del pane e vino, corpo e sangue di Cristo che è prefigurazione del sacrificio di Gesù sulla Croce. Un rapporto misterioso che può essere meditato a vari livelli, ma che profondamente sentiamo come il regalo di un “supplemento di essere” il regalo di una capacità di Amore che ci rende simili a Gesù, pronto e disponibile a un amore totale per il Padre e per i fratelli.

Così questa giornata del ringraziamento diventa una tappa importante nel nostro “percorso di gratitudine”, perchè è solo quando si prende consapevolezza di quello che riceviamo dagli altri che sentiamo il bisogno di dire GRAZIE. Ogni giorno è un capolavoro e la gioia della gratitudine sa cancellare da ogni cuore ogni tipo di tristezza. Grazie al Signore di tutto quello che fa per noi e grazie a tutti quelli con cui condividiamo la nostra storia e la vita di ogni giorno.

Siamo una bella comunità… il giorno prima mi sono imbattuta in un gruppetto di “noi” che discutevano se partecipare o meno a questo “Raduno del ringraziamento”, perchè nella locandina era riportato un invito ai vari gruppi parrocchiali e non sentendosi parte di nessuno si sentivano esclusi.. E sì che il don domenica in tutte le Messe aveva espressamente invitato TUTTI a partecipare, magari portando qualcosa da mangiare insieme.  Proprio così! Davanti ai fornelli, giovedì mattina, sobbollendo e spignattando, pensavo in quante case del quartiere in quel momento si pensava a preparare un piatto speciale da portare in parrocchia. E certo, prima della Messa, la sacrestia sembrava più una mensa aziendale, perchè tra i calici e le patene facevano bella mostra involucri misteriosi che emanavano profumi deliziosi: timballi, pizze, caponate, pomodorini e patatine, crostate, ciambelloni e poi vino e birra. 

25 maggio: Gita/pellegrinaggio a Cortona e Lago Trasimeno

Come al solito… la levataccia la dobbiamo comunque sempre fare: partenza alle 7 e quando nella nostra parrocchia si dice alle 7, possono diventare le 7 e dieci, ma non un minuto di più e accade che una persona prenotata sia lasciata a terra perchè il suo ritardo non era più nei limiti consentiti… Vabbè!

Pullman ultra grande, il 54 posti che era stato prenotato non bastava… ce ne sono voluti almeno 10 di più. Gita gettonatissima… si vede che la voglia di vivere una giornata all’aria aperta è stata vincente. Ma, non solo. Perchè questa voglia di stare insieme, di fare oltretutto un viaggio di più di 200 kilometri svegliandoci presto, quando ancora la stagione non è proprio stabile e il rischio di qualche pioggerella è da mettere in conto… non siamo proprio giovanissimi, almeno i più e qualche acciacco ce l’hanno tutti. Eppure, eccoci: 64 presenti, perchè anche chi è stato lasciato a terra per il ritardo è stato rimpiazzato, in corsa.

Cortona: il luogo ci parla di S. Margherita, una santa del 1200, di cui Don Gianfranco ci illustra diffusamente la vita, la santa dei penitenti, un’esistenza diversa da quella di tanti santi che conosciamo caratterizzata da un grande amore e grandissime sofferenze. Santa da scoprire! Il nostro gigantesco pullman fa fatica a girare tra le strade della cittadina e un bel pezzo lo facciamo a piedi, verso la chiesa, verso il monastero delle suore clarisse che ci hanno dato appuntamento per le 11 e che ci offriranno la loro testimonianza di vita. Un incontro profondo, che parla ai nostri cuori… con delle suore di clausura non si parla delle stagioni che cambiano….

E poi un giro per Cortona, abbastanza per gustarne il ritmo: pulizia, bei negozi, eleganza un po’ trasandata, molta cura nei particolari, tanti turisti… continuiamo a chiedere indicazioni ad americani …. 

E poi un bel pranzetto e un affaccio un po’ piovoso sul lago, ma tante risate. Contenti si torna… restano tante foto che testimoniano una giornata all’insegna dell’allegria!

Maggio: il mese dedicato alla Madonna

Giovedì 2: Un pullman pieno di noi al Divino Amore

Dicono che questo sia il mese più bello, quello in cui i fiori sbocciano copiosi, le giornate si allungano, il cielo è terso, il sole brilla e il suo tepore permette di lasciare ombrello e giacca pesante per scegliere abbigliamento più leggero… quest’anno, almeno nei primi giorni, non è stato così ma il nostro don Gianfranco ha scelto con attenzione, e senza fallire, la data in cui proporre il pellegrinaggio al Divino Amore: il 2 Maggio.

Inizialmente le prenotazioni erano scarse, ho temuto che non si riuscisse a raccogliere un numero di adesioni sufficiente per organizzare il pullman. Io stessa sono stata a lungo indecisa sulla possibilità di partecipare, non per l’incertezza del meteo, erano gli impegni di lavoro ad ostacolare la possibilità di esser puntuale alla partenza delle 14:30, poi però il richiamo di Maria e della opportunità di recitare il Rosario comunitario all’aperto, di giorno e non come quello itinerante del martedì sera, è stato più forte.

Preso un permesso orario, mi sono precipitata da Torre Maura verso casa, in 20 minuti sono arrivata all’ingresso della Parrocchia dopo aver trovato un bel parcheggio vicino: ce l’avevo fatta, il pullman era pronto ma solo poche persone erano in attesa. Ho potuto divorare il panino del pranzo mentre si radunavano i partecipanti, qualcuno aveva l’ombrello sotto braccio, parecchi indossavano la giacca pesante, una signora calzava gli stivali di gomma per la pioggia… eh sì il tempo minacciava temporale, durante la mattinata era scesa già un bel po’ di acqua. Alle 14:25 è arrivato il nostro amato Don con il berretto in testa, il sorriso sulle labbra, l’elenco dei partecipanti in mano e allora il sole si è affacciato tra le nubi.

Il pullman non era pieno, ma quasi. Siamo arrivati a destinazione velocemente, sembrava che il traffico si aprisse come il mar Rosso al passaggio di Mosè! Per prima cosa ci siamo fermati allo spiazzo antistante la grotta simile a quella di Lourdes e qui abbiamo recitato un bellissimo Rosario in mezzo al verde del prato fiorito; diversi gatti si avvicinavano in cerca di cibo… è stata una grande emozione pregare tutti insieme tra le bellezze del creato.

Superata la Porta con l’antica effige di Maria col Bambino (quella del primo miracolo),  siamo saliti al Santuario antico, chi a piedi sulla via lunga, chi per le scalette, e qualcuno più affaticato in ascensore. Quanta pace si respirava sulla piazzetta, deserta fino al nostro arrivo e poi allietata dalla nostra presenza! La serenità del luogo ha permesso a ciascuno di noi di godere di un paio d’ore al di fuori delle quotidiane abitudini cittadine, un grande dono poter restare a piccoli gruppi a scambiare una chiacchiera, a scegliere qualche ricordino da riportare a casa, a trascorre un po’ di tempo nella cappella dell’adorazione per sostare lì davanti a Lui e aprirgli il cuore con sincera umiltà.

L’emozione più forte l’ho provata all’ingresso in chiesa quando mi son fermata davanti a Maria col Divino Amore sulle braccia protese verso i pellegrini a mostrare il frutto del Suo seno. Abbiamo avuto il tempo di partecipare alla santa Messa concelebrata dal nostro Parroco e poi siamo discesi velocemente verso il pullman, verso la quotidianità del traffico e delle cure domestiche… a quel punto, mentre i gatti vagavano indolenti, la pioggia, temuta prima di partire, ha iniziato a scendere copiosa e ci ha riportato con i piedi in terra, dopo aver goduto un pomeriggio vicino al Paradiso.

Un sentito ringraziamento a don Gianfranco che, d’accordo con la Divina Provvidenza, ci ha permesso ancora una volta di godere di tante emozioni!

Silvia

Mercoledì 8: Supplica alla Madonna di Pompei

Il Pellegrinaggio a Međugorje

Partire crea sempre un po’ di ansia.

Così è stato per il gruppo che è partito per Medugorje il 26-4-2924. Tutto pronto, valigie piene di speranza, sguardi sfuggenti, sorrisi incerti, cuori che traboccavano  di sentimenti, un po’ come la tavolozza di un pittore piena di colori, con tutte le sfumature dell’amore. La nostra guida ci ha accolto in aeroporto ed insieme abbiamo iniziato il nostro cammino. Quasi al tramonto, abbiamo raggiunto il paese di Medjugorie. La via principal. e ricca di negozietti e gente a spasso alla ricerca di un souvenir da portare come ricordo. In fondo alla via, la chiesa di S. Giacomo. Nessuno voleva perdere tempo, tutti desiderosi di fare un primo giro e insieme e dopo cena, ci siamo incamminati. Nella piazza e lungo i vialetti eravamo come avvolti da un invisibile manto di silenzio e serenità, nonostante la presenza di molti pellegrini. Percorrendo un viale alberato abbiamo imboccato un vialetto, fatti pochi passi ed ecco due grandi braccia alzate verso il cielo ci hanno accolto. È la statua in bronzo del Cristo Risorto nota per il fenomeno delle gocce che fuoriescono da alcune fessure sulle gambe (specialmente la destra). Alcuni si sono messi in fila per abbracciare il Cristo, altri si sono seduti ad ammirare la sua imponenza. Il mattino seguente, sveglia per tutti, colazione insieme e per coloro che volevano  in cammino su per il colle Križevac, per la via crucis. Arrivati ai piedi del colle,  il terreno scosceso e roccioso ha smorzati un po’ gli entusiasmi. Guidati dai nostri sacerdoti e senza perderci d’animo bambini, giovani e anziani abbiamo iniziato la salita. Dopo pochi passi ecco che le prime  braccia si allungavano per dare una mano  e sostegno nel procedere in salita e poco dopo anche chi era più restio ha ceduto e ha teso il braccio nell’essere aiutato. Un piccolo gesto quello di tendere la mano che rassicura e sostiene il prossimo, anche senza conoscersi. Gli animi affaticati dalla scalata , nell’ultimo tratto, alla vista del crocifisso si rianimavano illuminandosi di gioia.  Uno dopo l’altro, gli ultimi  passi  per raggiungere la cima, alleggerivano corpo e anima. Giunti in cima è stato magnifico vedere le cime dei monti imbiancati che facevano da cornice, contrastati da un azzurro intenso di una splendida giornata dal cielo estremamente limpido. Sulla cima alcuni gruppi erano riuniti in preghiera, altri seduti sulle rocce ammiravano il crocifisso in tutta la sua imponenza altri si  incamminavano nella discesa.  Durante la discesa, nonostante il terreno roccioso e il percorso altrettanto impegnativo, si avvertiva la serenità degli animi. Per alcuni è stato altrettanto impegnativo la discesa, hanno faticato e forse sofferto più della salita. Ma ognuno con i suoi tempi e con un  grande aiuto e supporto ha raggiunto il gruppo.  Il pomeriggio è trascorso molto più tranquillo. Abbiamo partecipato alle funzioni nella grande piazza. Emozionante l’attimo di silenzio alle 17.40 . Improvvisamente le migliaia di persone presenti, sembrava fossero spariti e un attimo dopo, in un unica voce le migliaia di persone hanno ripreso la recita del rosario. Il giorno seguente, la mattina abbiamo partecipato alla messa in Italiano e nel primo pomeriggio, ci siamo ritrovati presso  la Comunità Cenacolo,  fondata da Suor Elvira nel 1983 a Saluzzo (CN) in Italia per offrire aiuto ai ragazzi tossicodipendenti. La suora ha sempre cercato di curare questi giovani attraverso il solo lavoro e la preghiera, l’amicizia e la condivisione, senza avvalersi di medici e farmaci. Emozionati,briosi e ironici, due ragazzi hanno raccontato il loro percorso di vita, dall’infanzia fino alla vita quotidiana in comunità.Un racconto toccante, che ha fatto vibrare le corde più profonde di chi ascoltava. I ragazzi consapevoli di aver attraversato il buio e oggi proiettati verso la luce, sanno che per raggiungere i loro sogni devono proseguire questo cammino non sempre privo di difficoltà, sanno che devono fortificarsi per poter poi affrontare il mondo. La consapevolezza che il voler essere, il voler apparire, l’esaltazione del proprio ego tutto ciò lì ha portati a percorrere strade tortuose che li hanno allontanati dai veri valori della vita. Terminato l’ incontro ci siamo incamminati verso le pendici della collina del  PODBRDO. Il PODBRDO rappresenta il luogo dove sono avvenute le prime apparizioni della Madonna e si trova sul monte Crnica nella località Bijacovici.
È una collina brulla e piena di pietre rossastre.

Il sentiero che conduce al luogo delle apparizioni era inizialmente molto stretto, quasi impraticabile; un tempo era percorso solo da pastori e greggi. Oggi è invece un largo sentiero, privo di arbusti e rovi, completamente trasformato dal passaggio di milioni di pellegrini. Lungo il percorso ripido e impervio sono stati posizionati dei rilievi in bronzo dello scultore italiano Carmelo Puzzolo, lo stesso che ha realizzato la Via Crucis sul monte Krizevac.

Queste sculture rappresentano i misteri gaudiosi, dolorosi e successivamente sono stati aggiunti anche quelli gloriosi. Ad ogni formella ci si sofferma meditando il mistero e recitando il S.Rosario. Dirimpetto alla seconda formella dei misteri gaudiosi è stata collocata una grande Croce in legno. In questo punto il 26/6/1981 la Vergine apparve a Marija la veggente dicendo: “Pace, Pace, Pace. Riconciliatevi. Riconciliatevi con Dio e tra di voi. E per fare questo è necessario credere, digiunare e confessarsi”, e in seguito disse: ” Con la preghiera si possono allontanare anche le guerre“. Troppo tardi si capí perché la Madonna piangendo aveva detto quelle parole: esattamente dieci anni dopo infatti, scoppiava la tremenda guerra dei Balcani.
Davanti a questa Croce ci si ferma per meditare e riflettere sui messaggi della Vergine.
Per tutti i pellegrini la salita alla Collina delle Apparizioni ė un incontro con la Madonna attraverso la preghiera del Rosario e la preghiera personale. Proseguendo, alla quinta stazione dei misteri gaudiosi inizia un pianoro anch’esso spoglio per il continuo passaggio dei pellegrini, che conduce ad una bellissima statua in marmo della Madonna realizzata dallo scultore italiano Dino Felici, autore anche della statua della Vergine Maria che si trova sul piazzale della Chiesa di S.Giacomo. La statua è stata offerta da una famiglia Coreana e posizionata lì nel 2001 in seguito a una grazia ricevuta al proprio figlio ammalato.
Alla base della statua sono state poste queste parole: “Io sono la Regina della Pace 25-06-1981“. Intorno ad essa i ragazzi della Comunità Cenacolo hanno realizzato un giardinetto a forma di stella di Davide. Qui, nel silenzio, occorre prendere tempo, riflettere sui messaggi che la Vergine ci ha dato e tuttora ci regala e consacrarsi a Lei, al suo Cuore Immacolato, perché Lei stessa in questo luogo ha detto molte volte che è la nostra Madre. Lei incoraggia, sostiene e sprona i suoi figli sulla via che porta al cielo. L’emozione che si prova in questo luogo è straordinaria, nel silenzio del raccoglimento ci si sente vicino alla S.Vergine, alla consolatrice per eccellenza, ci si affida e confida a Lei con estrema fiducia, come ad una mamma.
Così ci si sente meglio, svuotati dei tanti problemi che affliggono ognuno di noi e si ringrazia Dio per questo dono meraviglioso che sta elargendo.

Con animi cristallini ed un cuore pieno di gioia abbiamo ripreso il nostro cammino,  ritornando nelle nostre case, dai nostri cari  con un chiaro messaggio di esortazione alla preghiera :

 “Cari figli! Sono con voi per dirvi che vi amo e vi esorto alla preghiera…”

Patrizia

28 aprile: rinnovo della promessa scout

La celebrazione di San Giorgio riveste un significato profondo per gli scout di tutto il mondo, richiamando l’essenza dei valori e degli ideali che il Santo stesso incarna. Il 23 aprile quindi è un giorno speciale in cui gli scout rinnovano solennemente la loro Promessa e meditano sulla Legge Scout, unendosi in un gesto di comunione globale.

Nella parrocchia Gesù Bambino di Sacco Pastore, il gruppo scout Agesci Roma 66 ha reso omaggio a questa tradizione, rinnovando la Promessa durante la messa di domenica 28 aprile, animata dalla Comunità Capi del gruppo.

Questo momento è vissuto con grande attenzione e solennità da tutti i suoi membri – Castorini, Lupetti, Esploratori e Guide, Rover e Scolte e Comunità Capi – poiché si sono impegnati personalmente davanti alla comunità parrocchiale a vivere secondo i principi dello scoutismo.

La Promessa scout infatti non è solo un impegno formale, ma un atto di responsabilità personale e di appartenenza alla comunità scout mondiale. Essa rappresenta un cammino di crescita e di perfezionamento, in cui ogni scout si impegna a “fare del proprio meglio”, a servire gli altri e a vivere secondo i valori di coraggio, lealtà e altruismo, incarnati da San Giorgio, loro Patrono e protettore.

Analogamente, la Legge Scout fornisce un quadro etico e morale per la vita quotidiana degli scout, guidandoli nel loro percorso di crescita e sviluppo personale. Essa richiede onestà, rispetto e impegno nel servire gli altri, fornendo una base solida per la formazione di uomini e donne responsabili e consapevoli.

Pertanto, il rinnovo della Promessa è stato un momento di grande significato e importanza per ogni membro del Roma 66, simboleggiando il loro impegno continuo nel vivere secondo gli ideali di San Giorgio e nell’incarnare i valori dello scoutismo nella loro vita quotidiana.

“Insieme del nostro meglio per essere sempre pronti a servire  nel modo migliore, capi e ragazzi, ciascuno per la propria parte!”

21 aprile: un nuovo sacerdote

Lo scorso 20 Aprile nella Basilica di San Pietro nelle mani del Cardinale Angelo De Donatis  è stato ordinato sacerdote il nostro seminarista Don Fabio Pulcini.

Una grande gioia e grazia per la nostra comunità, un novello sacerdote che porterà sicuramente arricchimento ed entusiasmo a tutti noi.

Non è romano, ma nato a Nembro nella provincia di Bergamo, un piccolo centro dove vive la sua mamma e suo fratello Paolo qui don Fabio

conserva legami molto forti, anche per via dei lunghi anni vissuti in oratorio.

«Ho vissuto tutta l’infanzia e l’adolescenza a Nembro – inizia a raccontare –. Ho fatto tante esperienze in oratorio, dove ho incontrato preti e laici che mi hanno aiutato a crescere».

Dopo essersi laureato in Giurisprudenza all’Università di Bergamo, Fabio ha intrapreso il cammino di discernimento nella Scuola vocazioni giovanili del Seminario diocesano. «L’idea del sacerdozio mi ha sempre affascinato

sin da bambino – ricorda –. Crescendo l’ho messa un po’ sotto il tappeto, ma è riemersa ».

Dopo la Scuola vocazioni, Fabio vive diverse esperienze in ambito sociale e caritativo. «Sono stato anche per qualche settimana in Africa, dove mio zio, padre Giuseppe Pulcini, era missionario.

Grazie a tante persone che mi sono state vicine ho maturato la decisione di uscire dalla mia “comfort zone”, buttarmi in un’esperienza più grande, e

così ho deciso di partire per Roma».

A Roma Fabio incontra alcuni sacerdoti che lo accompagnano nella scelta del sacerdozio e affronta il cammino di formazione nel Seminario Romano, l’istituzione nella quale si formò anche Papa Giovanni XXIII.

«Roma rappresenta una realtà con una grande apertura, dove tante culture si incontrano nella Chiesa. Io ero partito proprio con l’idea di misurarmi con una realtà ampia, in cui capire cosa il Signore volesse veramente da me».

Domenica 21 la sua Prima Messa celebrata nella nostra comunità, dove tanti sacerdoti  e Seminaristi amici di Don Fabio sono giunti a  far festa insieme a noi.

Ovviamente non potevano mancare i “suoi “ sacerdoti Bergamaschi don Antonio Guarneri e  don Roberto Zanini.

Come diceva il Santo Curato d’Ars “ Mi sono prostrato consapevole del mio nulla e sono diventato prete per sempre “, ti auguriamo di camminare insieme alla tua nuova comunità in maniera che  il “tuo nulla” sia  fruttuoso ed arricchente per tutti noi !

Benvenuto Don

Pina

18 aprile: due foto a solo 60 anni di distanza una all'altra....

In sacrestia da tempo immemorabile è appesa una fotografia e un’altra, simile nel corridoio attiguo…. un bel giorno si presenta una dolce signora… vuole prenotare una Messa, per un anniversario di matrimonio. “Sa, mio marito cammina male, intanto sono venuta io; sono 60 anni di matrimonio!”. Ci metto un po’ a capire. Sono “quelli della foto”. Che meraviglia! E’ stato il primo matrimonio celebrato nella nostra parrocchia e sono di nuovo qui, davanti a un altare un po’ diverso, ma la chiesa è sempre quella, la nostra!

Pasqua!

Non c’è che dire! Tra tutte le liturgie dell’anno, quella della notte di Pasqua è la più ricca di contenuti. Siamo qui, in tanti, in cortile, sotto i portici, complice anche una serata mite, davanti a un fuoco scoppiettante: nel braciere ramoscelli di palma dell’anno scorso, legnetti e fuscelletti… “O Padre, che per mezzo del tuo Figlio ci hai comunicato la fiamma viva del tuo fulgore, benedici  questo fuoco nuovo e, mediante le feste pasquali, accendi in noi il desiderio del cielo, perché, rinnovati nello spirito, possiamo giungere alla festa dello splendore eterno”. E poi quei segni antichi fatti sul cero pasquale, e quelle parole “Il Cristo ieri e oggi, Principio e fine, Alfa e Omega.  A lui appartengono il tempo e i secoli. A lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno”.

Dal nuovo fuoco si accende il cero e si riempie il turibolo dell’incenso con i carboni ardenti: il profumo si diffonde tra noi quando in processione entriamo nella nostra chiesa buia con in mano una candelina spenta dietro ai sacerdoti e al cero acceso, unica fiamma dalla quale accenderemo tutte le nostre candele.

Pasqua, festa centrale del cristianesimo, celebra la resurrezione di Gesù, simbolo di vita nuova e redenzione. Ma oltre all’aspetto religioso, riflette anche l’importanza del ciclo naturale: primavera, risveglio della natura e crescita. È un momento di riflessione sull’eternità, sulla rinascita interiore e sulla comunità. Pasqua ispira a rinnovare la fede, l’amore e la speranza, offrendo un messaggio di pace e perdono universale.

La nostra Chiesa è adorna di tanti piccoli elementi di bellezza!

Letture, preghiere, benedizione dell’acqua del fonte battesimale con l’immersione del cero acceso simbolo di Cristo, il Battesimo di due ragazzi e di una adulta, canti che ci riportano alla storia delle origini della nostra fede, canti di vittoria: “la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.” “O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore”.

Davvero torniamo alle nostre case dopo questo grande abbraccio con Dio e tra noi, carichi di una gioia nuova, ripensando anche alle parole dell’omelia in cui Don Gianfranco ci ha fatto riflettere sulle parole semplici che sono il contenuto della nostra fede e di questo giorno: fuoco, luce, acqua. Quel “fuoco” che ci riporta al senso del focolare, della famiglia e del calore che da essa proviene, nulla ci dà più senso di fraternità dello stare insieme davanti a un fuoco acceso. E la “luce” che ci riporta al movimento del cielo, agli astri che stanno sopra di noi e che attira l’umanità a compiere viaggi siderali fino ai confini dell’universo, simili ai viaggi che ci propone la nostra fede, primo tra tutti il viaggio oltre la morte. E infine “l’acqua”, di cui siamo costituiti in massima parte, con la quale siamo stati  aspersi a piene mani – perché il Don ha innaffiato abbondantemente con un ramo di palma un’assemblea gioiosa – acqua che è svolta per la nostra vita, fondamento e sicurezza, come la nostra fede che ci fa davvero “svoltare” verso una nuova vita.

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